“Sharing economy” è diventata da qualche anno una key word di moda. Sempre più spesso giornalisti, consulenti, manager parlano di sharing economy, talvolta a sproposito. In questo articolo voglio fare chiarezza su questo business trend che ho approcciato e sviluppato a partire dal 2017.
COS’È REALMENTE LA SHARING ECONOMY
La parola sharing deriva dal verbo “to share”, che significa condividere.
Entrare all’economia della condivisione significa dare vita ad un sistema dove un network di persone, attraverso l’utilizzo di una tecnologia abilitante, si scambiano beni e servizi e informazioni su una piattaforma, generando nei fatti un circolo virtuoso che crea convenienza per tutti i partecipanti al sistema. Ed ecco che abbiamo già trovato gli elementi portanti della sharing economy:
- Community;
- Piattaforme di collaborazione;
- Tecnologie abilitanti;
- Convenienza
I PILASTRI DELLA SHARING ECONOMY
Nella sharing economy gli scambi avvengono su una piazza virtuale, una piattaforma online a cui gli utenti possono collegarsi in ogni momento e da ogni luogo. Il network di persone, che accedono ed operano su una piattaforma, è il pilastro portante. Può funzionare un sistema di condivisione, dove non ci siano persone che collaborino e si scambino prodotti e servizi? La risposta è ovviamente una. No. E in quale caso molte persone sono disposte ad operare congiuntamente per uno stesso fine? Quando conviene. La convenienza va interpretata in termini economici ma anche di tempo. Più facilmente e in maniera tempestiva il cliente avrà accesso alla piattaforma e, con essa, ai prodotti e servizi, e più converrà affidarsi ad un’azienda piuttosto che ai suoi competitors. Ed è allora che diventa fondamentale la tecnologia utilizzata. I sistemi che hanno avuto successo, come Airbnb o BlaBlaCar, si fondano su tutti questi pilastri e paradossalmente, alcune aziende che operano in questo settore non garantiscono, ad oggi, dei prezzi fortemente più bassi di un sistema “tradizionale”. Ciononostante, la facilità di accesso alla piattaforma e la disponibilità praticamente immediata del servizio in molte parti del mondo, garantisce una convenienza ai clienti tale che ne diventano quasi dei “supporter”, orgogliosi del network di cui fanno parte.
LA SHARING ECONOMY FUNZIONA DAVVERO?
Si è molto discusso se il modello della sharing economy sia o meno vincente.
I numeri non mentono. Di un settore che cresce a doppia cifra ogni anno e che è proiettato entro il 2025 a superare un valore complessivo di 1 trilione di dollari, tutto si può dire tranne che non sia un settore vincente. Ed ormai parliamo di un business consolidato. Non si tratta più di una novità, la sharing economy è già arrivata, è adesso ed è il futuro.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo modello abbia meno appeal per il mercato italiano che in altre nazioni. Non è vero. L’italia è, infatti, la settimana nazione al mondo dove aziende come BlaBlaCar, Airbnb e simili hanno avuto più sviluppo e si svilupperanno nei prossimi anni.
QUAL È IL FUTURO DELLA SHARING ECONOMY?
Il trend della sharing economy è, dunque, in crescita e saranno sempre più i settori coinvolti. Col tempo sta, però, emergendo il tema della condivisione dei propri dati con le singole aziende affinché rendano fruibile il servizio. Diciamocelo, sui server dei player del settore c’è un po’ la nostra vita. Gli algoritmi potrebbero predire dove sto per spostarmi o quale sarà la mia prossima vacanza. E allora, quale è il futuro, anche dei nostri dati?
Potremmo parlare di una sharing economy 4.0, caratterizzata da una tecnologia abilitante, che migliorerebbe il servizio e ci terrebbe più al sicuro dalla condivisione dei dati con le numerose aziende a cui ci rivolgiamo per scambiarci beni e servizi. Tale tecnologia può essere sicuramente la blockchain.
Di questo ti parlerò nel prossimo articolo.